David Bowie Is Barcellona: il reportage

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David Bowie Is è una mostra che è rimasta nel cuore di ogni fan di Bowie, e non solo. Dopo la meravigliosa parentesi bolognese (a proposito, vi ricordiamo il nostro speciale, l’unico disponibile a futura memoria), l’esposizione che ci ha fatto sognare ad occhi aperti  è salpata per l’estremo oriente per poi approdare lo scorso 25 Maggio al Museu del Disseny di Barcellona, dove continuerà fino al prossimo 25 Settembre. Per chi ancora dovesse vederla e per chi c’è già stato, vi proponiamo un breve reportage di Andrea Gem che evidenzia le differenze con le altre mostre e ci segnala, tra le iniziative parallele,  l’esposizione di Brian Eno da non perdere!

DAVID BOWIE IS BARCELLONA – 25 MAGGIO/25 SETTEMBRE 2017

Museu del Disseny

Dopo la tappa giapponese, la mostra organizzata dal Victoria & Albert Museum di Londra è tornata in Europa. Ad accoglierla la splendida location del Museu del Disseny (Design) di Barcellona in Spagna, dove è stata inaugurata lo scorso 25 maggio e proseguirà fino al prossimo 25 settembre.

Ho avuto l’occasione di visitare l’esposizione il 10 agosto scorso, potendo apprezzare ancora una volta l’unicità dell’installazione che permette di cogliere gli infiniti aspetti di una personalità e e di una carriera così multiformi come quella di David Bowie. Non a caso il “format” di “David Bowie Is” è stato recentemente adottato per altre mostre come “You Say You Want A Revolution? – Records and Rebels 1966-1970”, organizzata nello stesso identico modo al V&A lo scorso anno. La presentazione dei circa 300 oggetti selezionati dai curatori del V&A è stata modulata sugli spazi costituiti da sale molto ampie e luminose del Museu del Disseny. “David Bowie Is” infatti viene adattata ogni volta alla location che la ospita, e questo ha talvolta portato all’esclusione di alcuni oggetti o ad una loro differente collocazione (si pensi alla spirale dei 100 libri preferiti da Bowie, presente in tutta la sua bellezza nella sala centrale del Mam.bo, ma assente all’esposizione di Groningen per problemi di altezza delle sale espositive, e qui a Barcellona ripensata con i libri attaccati al soffitto ma senza l’effetto spirale).

E’ subito di sicuro impatto l’ampia hall d’ingresso, sulle cui pareti fanno bella mostra di sé le gigantografie delle foto che a Bologna erano esposte all’esterno del Mam.Bo e il cartellone a tutta parete dell’esposizione. In un corridoio laterale è stata allestita anche una rassegna fotografica estemporanea di scatti dai concerti tenuti da Bowie in Catalogna (Glass Spider Tour 7/7/1987 al Ministadio FC Barcelona; Sound & Vision Tour 16/9/1990 allo Stadio Olimpico di Barcellona; Earthling Tour 12/7/1996 al Doctor Music Festival di Escalarre) ad opera di grandi fotografi catalani: Martì Berenguer, Andoni Canela, Francesc Fàbregas, Jordi Fàbregas, Xavier Mercadé, Josep Maria Palou, Robert Ramos, Juan Sala, Ferran Sendra e Jordi Vidal. Ecco alcune immagini, soprattutto quelle del periodo Earthling, sono davvero bellissime!

Sempre nella sala d’ingresso su un apposito schermo è in proiezione non-stop il video-omaggio “SOUND & VISION” scritto, diretto e prodotto dal collettivo catalano CANADA appositamente per “David Bowie Is”, in cui il classico brano da “Low” (qui nella versione per pianoforte pubblicata nel 2013) fa da soundtrack ad uno shortfilm surreale, onirico e poetico, che potete vedere qui:

 

L’entrata alla mostra, quella col costume Tokyo Pop di Yamamoto e il video di Gilbert & George per intenderci, avviene finalmente in una sala di ampio respiro, senza l’effetto “ressa” dei visitatori sperimentato altrove, che è dominata da una frase sulla parete inserita per l’occasione, una parafrasi di una citazione dalla Repubblica di Platone: “Quando il modo della musica cambia, i muri della città tremano”.

Passando agli oggetti esposti, si nota subito che questa è la prima volta in cui sulle targhette delle didascalie non compaiono i nomi a caratteri stampatello arancioni (specie di “tags”) dal carattere perlopiù esplicativo (es. ADDICTION per la foto Kirlian del dito Bowie), ma altrettanto spesso obliquo o scioccante (RESURRECTION associata al manoscritto di “Ashes To Ashes”, con un impensabile collegamento tra Major Tom e Lazarus!). Qui troviamo solo la descrizione dettagliata dell’oggetto o l’eventuale citazione ad esso collegata.

Anche molte “writings on the wall” introduttive alle varie sale compaiono a Barcellona per la prima volta: “BRITISH POP MUSIC IS TEETERING ON THE EDGE OF BECOMING ART “ (La musica pop britannica è in bilico sulla soglia di diventare arte) (George Melly, 1970) nella sala DAVID BOWIE IS NOT DAVID JONES dedicata agli esordi di David; oppure vicino al box di “Space Oddity” l’intera citazione di J.G. BALLARD che precisa il concetto di “spazio interiore” (“il paesaggio interiore del domani che è una trasformazione del passato”) che ritroviamo poi a fianco del video di “Starman”, dove Bowie a Top Of The Pops nel luglio 1972 è infatti etichettato come “astronauta dello spazio interiore”.

Come accaduto in ognuna delle mostre precedenti, ci sono oggetti in più o in meno rispetto all’installazione originale di Londra 2013: a Barcellona ad esempio rispetto a Bologna sono esposti nuovamente la Tavola Periodica di Bowie realizzata dall’artista Paul Robertson, gli “Space Toys”, modellini di astronave degli anni ’50 e ’60 dalla collezione di Sir Edoardo Paolozzi, la brochure promozionale originale dello short film “The Image” dall’archivio privato di Ken Pitt, e molto altro…

Da notare che i curatori del museo catalano hanno anche disposto diversamente alcuni oggetti, tenendo a mente anche l’impostazione tematica oltre a quella cronologica. Non c’è inoltre nella disposizione delle sale una suddivisione in spazi chiusi: ad esempio la “Berlin Room” non è qui una saletta a sé stante come in altre sedi di “David Bowie Is”, ma è inserita nel contesto di una sala più ampia, senza chiusure.

Sempre esaltante l’esperienza della sala cinema finale con i filmati live di Bowie, di dimensioni un po’ più contenute rispetto a Bologna o ad altre locations, e per questo con un numero minore di abiti esposti (posizionati comunque in altre sale).

All’uscita dell’esposizione, merita una menzione speciale lo shop ufficiale davvero ben fornito di posters, gadgets, libri e materiale vario, in cui è possibile acquistare anche il 45 giri in edizione limitata red vinyl di “I’m Afraid Of The Americans” stampato appositamente per la mostra spagnola.

Ancora una volta “David Bowie Is” si conferma un’emozionante immersione nella genialità bowieana e la tappa catalana presenta molteplici motivi di interesse e una peculiarità tutta sua da meritare una visita.

BRIAN ENO “LIGHTFORMS / SOUNDFORMS”

Segnaliamo a chi decidesse di visitare “David Bowie Is” negli ultimi giorni rimasti a disposizione, un altro appuntamento imperdibile attualmente in corso a Barcellona, quello con la mostra di BRIAN ENO “LIGHTFORMS / SOUNDFORMS” in programma fino al 1° ottobre 2017 all’ Arts Santa Monica (La Rambla 7). Questa esposizione (ad ingresso gratuito) si snoda su tre piani divisi in varie sezioni: NEW SPACE MUSIC (nuova installazione ambient da un commento musicale realizzato per il padiglione inglese dell’Expo 2017 di Astana); LIGHT BOXES (“colourscapes” o pittura animata con tecnologia LED); l’imperdibile sezione dei NOTEBOOKS (la “banca delle idee” di Eno), in cui per la prima volta in assoluto vengono mostrati alcuni estratti dai suoi taccuini, con una miriade di spunti, curiosità, diagrammi, schizzi; 77 MILLION PAINTINGS, una delle più belle installazioni artistiche mai realizzate da Eno, che da sola merita la visita; BLOOM, TROPE, SCAPE: una serie di apps che sono simultaneamente uno strumento, un’opera d’arte, un album musicale, con cui il visitatore può interagire dando vita a meccanismi generativi pressoché infiniti. Inoltre su uno schermo piazzato sul balcone esterno che dà sulla Rambla sono proiettate tutte le carte del mazzo Strategie Oblique creato da Eno con Peter Schmidt nel 1975 che sappiamo essere stato decisivo durante le sessions berlinesi di Bowie.

 

 

 

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Sara
6 anni fa

Condivido, valeva davvero la pena visitare questa mostra! Non essendo andata a Bologna, tantomeno a Londra o a Groningen, sono stata abbastanza fortunata da trovarmi a Barcellona a settembre per cui ho acquistato immediatamente il biglietto.
A tutto ciò che è stato scritto, aggiungo solo che non ho mai visto un servizio d’ordine così efficace (anche se parlavano solo spagnolo, l’inglese sembrava una lingua sconosciuta…), in ogni area c’erano minimo tre custodi della security ed era davvero impossibile scattare foto, assolutamente vietato. Detto ciò, vorrei aggiungere che uno degli aspetti più interessanti – almeno dal mio punto di vista – riguardava i video (alcuni davvero inediti perchè a suo tempo censurati dalle tv) , in particolare l’intervista a Bowie davanti ad un computer dove spiegava nei dettagli la tecnica del cut-up utilizzata per gli album berlinesi. Insomma, una mostra che ha lasciato il segno: tre ore davvero indimenticabili!!