Welcome to the Blackout, il live del ’78 uscito in triplo vinile per il Record Store Day, sarà pubblicato in formato CD e digitale questo venerdì 29 Giugno.
Ma sapevamo, ne eravamo certi, che Welcome to the Blackout avrebbe subito lo stesso destino del precedente Cracked Actor, il doppio live del ’74 pubblicato l’anno scorso in vinile per il RSD e poi arrivato sui banchi dei negozi di dischi in formato CD. Ci auguriamo, anzi, che diventi una prassi consolidata. D’altronde i fan più assidui conoscevano già, sotto forma di registrazioni bootleg, entrambe le registrazioni.
Welcome to the Blackout parte però svantaggiato rispetto a Cracked Actor – Live in Los Angeles ’74: quest’ultimo infatti era la testimonianza della trasformazione del Diamond Dogs Tour nel Philly Dogs Tour. C’era un sostanziale cambio di scaletta, di band ma soprattutto di arrangiamenti: talmente stravolti da potersi a tutti gli effetti considerare un altro tour.
Si è sempre data la colpa al missaggio di Tony Visconti che tagliò quasi totalmente il pubblico rendendo il disco molto meno “live”. Intere frequenze di strumenti sparirono insieme al pubblico; il suono risultò impastato e confuso. La dinamica quasi assente. Il colpo di grazia fu la scelta di stravolgere l’ordine delle canzoni. Insomma, lo sappiamo: per essere un live, un disastro. Ciò non vuol dire che non sia stato un album godibile e, come rappresentazione astratta di un periodo, probabilmente perfetto. Per restituire un’atmosfera brumosa e cupa non c’è d’altronde bisogno di un suono superlativo.
Vero è anche che, a quel disastro, si è posto poi parziale rimedio durante gli anni con l’aggiunta di bonus track. Un nuovo missaggio nel 2005 ha restituito al disco nuova vitalità, riportando anche il corretto ordine di esecuzione dei concerti. Nell’ultimissima versione rimasterizzata del 2017 il miglioramento è ancora più netto e percettibile. Però continua a non brillare. Perchè le pecche di Stage non erano tutte da imputare a Visconti: anche la band e lo stesso Bowie, sul disco, non gareggiano in quanto a inventiva o energia. Talmente “impostati” e frenati da rendere l’esperienza di ascolto poco diversa rispetto a quella dei dischi originali.
E allora, tornando alla domanda iniziale, cosa mai potrà aggiungere Welcome to the Blackout, a testimonianza del tour Isolar 2, che Stage non ha già detto?
Tutto. Complice la copia promozionale ricevuta in anteprima e le entusiastiche insistenze di Paola che aveva ascoltato il vinile, mi sono dedicato con scetticismo all’ascolto in cuffia.
Il disco contiene poi, rispetto all’ultima edizione di Stage, una bella versione di Rebel Rebel e l’unica esecuzione live di Sound and Vision.
Il CD esce come digipack abbastanza spoglio: il nero abbonda, poche foto e informazioni. Ma per un live del ’78 ci aspettavamo anche una veste grafica essenziale. Girando il booklet, a folder apribile, l’altro lato rivela un bel poster.
Sarebbe davvero un sogno se prima o poi venisse pubblicata anche la versione video di questo meraviglioso tour.
Queste date rappresentavano, lo abbiamo detto, la fine del tour europeo. Quello australiano non sarebbe ripreso prima di quattro mesi dopo. E’ chiaro come l’atmosfera di fine tour abbia galvanizzato tutti sul palco.
Abbiamo una portentosa versione di Station to Station che, se su Stage arrivava a nove minuti, qui si allunga fino ad undici. The Jean Genie è assolutamente incredibile: l’interpretazione di Bowie è straordinaria e coinvolgente e le chitarre sono davvero micidiali. Rendono la versione apparsa come bonus track su Stage una copia pallida e smunta. Blackout (che Bowie introduce con quel “welcome to the blackout” che dà il titolo all’album) è frenetica e disperata, il cantato più coinvolgente e inquietante. “Heroes” nella sua versione live è forse qui al massimo della bellezza: inarrivabile. TVC15 è molto più divertente: anche gli interventi vocali sono nitidi. In generale, quasi tutti i brani ne guadagnano anche negli arrangiamenti: l’esperienza delle date già fatte ha fatto comprendere a Bowie e alla band quali canzoni rallentare, quali velocizzare, dove aggiungere chitarra e dove tastiera.
Insomma, se si vuole comprendere appieno come fosse un concerto del tour del ’78, Welcome to the Blackout vi ci porterà. Non quel freddo monolite che hanno voluto farci credere con Stage, ma un concerto dinamico e pieno di energia.
Vale quindi la pena? La risposta è: non ne potrete più fare a meno.
A margine di questo vi segnaliamo, per dovere di cronaca, che lo stesso giorno saranno ripubblicati il vinile della colonna sonora di “Christiane F. – Wir kinder vom Bahnhof Zoo” di colore rosso e un Extented Play di “In Bertolt Brecht’s Baal“.
Restate sintonizzati perchè, in collaborazione con Warner Music Italia, saremo a breve in grado di regalare qualche copia del CD. Ovviamente dovrete guadagnarvela rispondendo correttamente a qualche domanda.
Daniele Federici
Tracklist
CD 1
- Warszawa
- ”Heroes”
- What in the World
- Be my Wife
- The Jean Genie
- Blackout
- Sense of Doubt
- Speed of Life
- Sound and Vision *
- Breaking Glass
- Fame
- Beauty and the Beast
CD 2
- Five Years
- Soul Love
- Star
- Hang on to yourself
- Ziggy Stardust
- Suffragette City
- Art Decade
- Alabama Song
- Station to Station
- TVC15
- Stay
- Rebel Rebel *
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]
La Band
Carlos Alomar: Chitarra ritmica
Adrian Belew: Chitarra solista
Dennis Davis: Batteria e percussioni
Simon House: Violino elettrico
Sean Mayes: Piano, archi
George Murray: Basso
Roger Powell: Tastiere e sintetizzatori[/box]
[divider style=”solid” top=”20″ bottom=”20″]
Comunque non è che Stage fosse questo bruttume eh…. anzi, probabilmente ha più fan Stage rispetto a David Live.
sì vero, algido, ingessato, stitico…ma è sempre piaciuto anche così, le sonorità si prestavano ad una esecuzione fredda, distaccata, il bello era anche e soprattutto questo!!! 😀
Attenzione: non abbiamo scritto che Stage è brutto. Abbiamo anzi detto “Ciò non vuol dire che non sia stato un album godibile e, come rappresentazione astratta di un periodo, probabilmente perfetto. Per restituire un’atmosfera brumosa e cupa non c’è d’altronde bisogno di un suono superlativo”.
Come album dal vivo, un mezzo disastro per i motivi riportati nella recensione. 😉
sì insomma è sempre stato considerato un discone, molto molto molto molto più che godibile!
Bellissima recensione !
Grazie come sempre .
Personalmente adoro questa nuova pubblicazione , ad averne altre !
concordo praticamente tutto quanto ampiamente espresso dal caro Daniele, questo Live è sicuramente un eccellente documento di cosa potesse essere il livello di quel tour. Personalmente mantengo ancora affetto per il vecchio Stage , questo Blackout è giovane, frizzante LIVE in tutti i sensi, David Bowie è attivo e presente più che mai frizzante talvolta e sono d’accordo con Daniele sulla gran vitalità di taluni brani. Ma stage va ricordato , fu privato del pubblico in sede di missaggio proprio per evidenziare e non sporcare l’eccezionale qualità ed intesa della band durante l’esecuzione, pubblico che viene ripresentato solo nei solchi tra i vari brani. Su Blackout la verve e imprevedibilità di Belew è eccezionale e divertenti sono gli intramezzi vocali del Jones , lo stesso Funky Bass di Murray corre più veloce trainando energia……..ma la HEROES di stage è per me un totem ascoltato per la prima volta quindicenne su una musicassetta Live di radio 105 , la miglior esecuzione di sempre…..
Cosa succede tra la fine di Stay e Rebel Rebel? La chitarra di Adrian scompare lasciandoci orfani del riff magico di Rebel. Si sente solo la chitarra pulita di Alomar.
Finalmente anche se in ritardo, essendo stato maldestramente “truffato” dal mio rivenditore di fiducia in occasione del Record Store Day di marzo che ha venduto la mia prenotazione del vinile a qualche altro fan, sono giunto in possesso sia del triplo LP, che del doppio CD.
Meraviglioso sapersi emozionare ancora nonostante 40 anni trascorsi ad ascoltare sia la prima versione di Stage che quella successiva aggiornata.
La medesima operazione fatta per David Live, una sorta di matriosca musicale, all’interno della quale ho navigato lasciando che fosse via il nuovo a ad emozionarmi più che il vecchio a deludermi.
W.T.T.B è un album stupendo e vince e mi emoziona di più rispetto a Stage perchè come Craked Actor è più umano, disinvolto, per quanto concerne l’aspetto della performance e meglio mixato relativamente agli aspetti tecnici. Uniche leggerissime incrinature il packagin e “l’incidente” tecnico che almeno io percepisco tra la fine di Stay e l’inizio di Rebel Rebel dove la chitarra solista di A.B. di colpo sparisce annichilendo di fatto il riff storico di Rebel. Cosa può essere successo? Problema tecnico, rottura di una corda? grz. David.
Non possiamo saperlo. Ma il fatto che la chitarra, nell’attacco del brano, sia chiaramente scordata può far supporre la rottura di una corda.