ZIGGY STARDUST: THE MOTION PICTURE (1983)

Data di Uscita

Ottobre 1983

Registrazione

Hammersmith Odeon, Londra - 3 Luglio 1973

Produzione

David Bowie, Mike Moran, Tony Visconti

Recensione

L’album e il film, diretto da D.A. Pennebaker, sono il resoconto del concerto di chiusura dell’interminabile e trionfale tournée che consacrò Bowie tra le star del rock e consegnò alla storia il personaggio di Ziggy Stardust quale icona dell’immaginario collettivo giovanile di diverse generazioni.

Il concerto si tenne il 3 Luglio del 1973 nel mitico Hammersmith Odeon di Londra, ed in quella occasione Bowie, dopo un esplosivo concerto che vide anche la partecipazione di Jeff Beck in qualità di ospite in alcuni brani, annunciò ai fans ormai in delirio – e anche al resto della sua band che ne era totalmente all’oscuro (fatta eccezione per Mick Ronson) che quello non sarebbe stato solo l’ultimo concerto del tour, bensì the last show that we’ll ever do. Bowie uccideva così la sua creatura, Ziggy Stardust, che gli aveva portato fama e gloria, liberandosene prima di rimanerne soffocato; al tempo stesso però dava anche il benservito agli Spiders from Mars, preparandosi al secondo, grande, mutamento della sua carriera, quello che lo porterà verso l’America e la musica nera.

L’album è un’ottima, benché parziale, istantanea dell’energia sprigionata sul palco da Bowie e dagli Spiders, ai quali si erano nel frattempo aggiunti Mike Garson al pianoforte, Ken Fordham e Brian Wilshaw ai fiati e Geoffrey McCormack ai backing vocals e alle percussioni.

L’evoluzione della sensibilità interpretativa e della padronanza del palco da parte di Bowie è sorprendente, e il concerto riserva alcune sequenze indimenticabili, come il medley di The Wild Eyed Boy from Freecloud/All The Young Dudes e Oh, You pretty things, o la torrida e folgorante versione di Moonage Daydream, in cui spadroneggia la chitarra di Mike Ronson; e se in The Width of a Circle, il ruolo di Ronson come spina dorsale del gruppo è evidente, quando le luci si abbassano e l’occhio di bue si concentra sul volto di Bowie per l’interpretazione di My Death, cover del brano di Jacques Brel, tutta l’arte e la sensibilità di performer dell’artista hanno campo libero e danno vita ad una delle interpretazioni più memorabili dell’intera carriera del Duca. Né sono da meno Suffragette City e White Light White Heat che conducono verso il finale, in cui un pubblico in lacrime per l’annuncio dell’addio di Ziggy ascolta una strepitosa interpretazione di Rock’n’roll Suicide: Ziggy è morto, lunga vita a Ziggy.

L’album e il film videro la luce esattamente dieci anni dopo, quando nel 1983 il nome di Bowie tornò prepotentemente in auge grazie ai ben diversi fasti di Let’s Dance. E sembrava di assistere ad un’altra persona, ad un altro mondo rispetto a quello immortalato sui solchi del vinile. Purtroppo Jeff Beck non ha mai consentito la pubblicazione della sua partecipazione, come guest star, nel concerto, che quindi è amputato della esplosiva versione di The Jean Genie – con una citazione di Love me do dei Beatles – e di Round and Round.

Ciò nonostante, e nonostante una registrazione audio non certo all’altezza degli attuali standards, rimane un insostituibile documento storico di uno dei momenti cruciali della carriera di Bowie. Consigliatissima la ristampa de luxe, rimasterizzata e completa della interminabile versione di The Width of a Circle, pubbicata in occasione del trentesimo anniversario del concerto, nel 2003.

di Walbianco

Musicisti

David Bowie
(voce, chitarra, sax, armonica)
Mick Ronson
(chitarra)
Trevor Bolder
(basso)
Mick Woodmansey
(batteria)
Mike Garson
(piano, mellotron)
Ken Fordham
(sax)
John Hutchinson
(chitarra ritmica)
Brian Wilshaw
(sax tenore, flauto)
Geoffrey MacCormack
(cori)

Crediti

Nick Sangiamo
(foto di copertina)

Ken Scott
(registrazione live)

Tony Visconti
(re-missaggio 2003)

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