David Bowie is 23 luglio 2016

RI-VEDERE… RI-SENTIRE….

Si rinnova l’emozione (ma con qualche perplessità)….

OutsideMamboSabato 23 luglio ho visitato la mostra David Bowie Is al MAMBo di Bologna. E’ ovvio che è stato davvero bello poter rivivere (per me era la quarta volta) l’emozione di vedere da vicino gli abiti, gli appunti dei testi (è forse la cosa che mi colpisce sempre molto), sentire in cuffia la voce di David. In un aspetto poi molto coinvolgente e poco museale (come sempre accade in questi casi). Mi ha fatto anche piacere vedere che dopo la morte di Bowie, la mostra non è stata snaturata in una retrospettiva ma è rimasta nel suo “vivace” spirito originale.

La visita è stata interessante perchè ero con un amico che come me visitò anche l’edizione originale a Londra e l’allestimento della tappa berlinese, ma anche con un’amica che vedeva il tutto per la prima volta. Rispetto alle due edizioni da me già visitate devo dire con rammarico che questa tappa italiana presenta non pochi difetti. A comiciare dal punto di vista tecnico: non sempre il passaggio da un audio all’altro seguendo l’allestimento funzionava; l’audio in cuffia non è di altissima qualità; nella sala dove si può passare da un video all’altro, il passaggio non sempre è perfetto; nel salone grande non sempre è sufficiente avvicinarsi agli schermi per ottenere l’audio corrispondente; e lungo tutto il percorso le varie zone non sono ben isolate e quindi anche con le cuffie ad alto volume si sente sempre in sottofondo l’audio del salone principale. A Londra questo non succedeva. Dal punto di vista del materiale presente, direi che c’è quasi un terzo di cose in meno rispetto a Londra: qui la sala della fase giovanile è ridotta al minimo, anche se rimane il bellissimo allestimento a palcoscenico con diapositive in loop. All’uscita della mostra manca del tutto la vetrina finale che conteneva altri dieci abiti di scena (è vero che ce ne sono di più nei soppalchi del salone grande). A Berlino c’era addirittura una sala in più (non presente nemmeno a Londra) con foto del periodo passato nella capitale tedesca: con un pochino di sforzo si poteva allestire una galleria fotografica dei concerti italiani e delle presenze televesive italiane di Bowie! Le sale centrali con i costumi, la “cascata” di libri e le video-interviste è abbastanza completa,ma risente di spazi abbastanza ristretti. Anche il salone dei grandi video è più piccolo di quanto già visto. E il bookshop? Semplicemente risibile: a Londra e a Berlino ci si era trovati in vere e proprie mini librerie dedicate a Bowie; qui invece la scelta è meno che scarsa.
Eppure …. sono uscito ugualmente contento dalla visita: perchè la potenza dei video, la bellezza dei costumi, l’aspetto culturale dell’esperienza Bowie nella sua (quasi) totalità emergono comunque.
StriscioneLa mia amica che vedeva la mostra per la prima volte si è emozionata ad ogni sala, era sbalordita e sopraffatta dalla quantità e qualità di messaggi cultutrali che quegli “oggetti” trasmettono. Ha visitato la mostra con lo spirito giusto (e con un pò di aiuto: perchè l’allestimento non segue quasi mai – e a mio parere giustamente – l’ordine cronologico per cui per un neofita può non essere facilissimo orientarsi in questa pioggia torrenziale di informazioni).
Queste sono le mie impressioni: se dovessi dare dei voti, beh 10 alla mostra di Londra che fu un’emozione unica nel suo genere; 9,5 a quella di Berlino; un onesto 8 (forse 😎 a questa di Bologna che oltretutto è poco pubblicizzata: a Berlino anche a un mese dopo l’apertura certe zone della città erano tappezzate di manifesti, qui a Bologna solo uno striscione in via Indipendenza e uno in via don Minzoni a due passi dalla sede espositiva. Per rientrare dell’enorme spesa (si sussurra un milione di euro) devono fare un’operazione di marketing decisamente più capillare.

Chiarimento: quando parlo della sala “berlinese” non intendo quella presente in tutte e tre le edizioni da me visitate (quindi anche qui a Bologna) con i quadri di Bowie, le copertine di dischi, il moog, il koto, le chiavi del suo appartamento (emozionante, dal punto di vista psicoanalitico le chiavi di casa sono LA CASA e quindi è davvero speciale che lui si sia conservato proprio quelle di Hauptstrasse) e i filmati di Berlino; volevo specificare che a Berlino c’era addirittura una sala in più con foto e lettere della fase berlinese, comprese foto di scena del film Gigolò e gli originali del breve scambio epistolare fra lui e la Dietrich che qui a Bologna non ci sono.
Pierluigi Heathen958
 

Se avete informazioni e materiale da inviarci, scrivete a velvetgoldmine@velvetgoldmine.it

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