David Bowie is 20 luglio 2016

SOME SAY THE VIEW IS CRAZY…

GuidoStairs2Bologna 20/07/2016
Ore 17,45…
“Ok, è ora di andare…Grazie di tutto Paoola, è stata una gran bella giornata, torno a Roma ma con la testa resto qui! Ci sentiamo poi con calma per telefono perchè…ritorniamo, vero?”
“Certo, Guido…che domanda…grazie davvero per la splendida giornata, sono felice! A presto!”
Questo semplice e conciso scambio di saluti finali la dice lunga sullo stato d’animo che si prova all’uscita della mostra DAVID BOWIE IS ospitata al MAMbo di Bologna fino al prossimo 13 Novembre.

D’altra parte, elencare oggi una serie di 300 articoli messi a disposizione dal David Bowie Archive per l’allestimento di questo “paese dei balocchi” itinerante ad accaniti fans Bowieani (e non) potrebbe risultare – ed in effetti lo è – del tutto noioso e superfluo. In questo tempio del Sound and Vision tra indimenticabili costumi posti in ordine sotto i riflettori, abiti eleganti che hanno lasciato il segno nel mondo della moda, strumenti di vario genere entrati di diritto nella storia della musica pop/rock, testi originali di brani che attraversano gli anni con inaudita autorevolezza, fonti e influenze che hanno caratterizzato il percorso creativo di David Bowie, cio’ che resta fortemente impresso nella mente del visitatore “Bowieano” è che alla fine di questo viaggio straordinario ogni singolo elemento rappresenta un momento ben preciso della propria vita di fan appassionato.

Tutto il materiale esposto in questa mostra è l’affascinante riassunto di anni vissuti con Ziggy, con il Duca Bianco, con Berlino, con episodi della nostra vita privata e della nostra storia legati e scanditi dall’imprevedibilita’ di un artista fuori dal comune, con l’eccitante ansia per la nuova uscita di un nuovo lavoro, di riviste sfogliate avidamente, di dischi ascoltati senza soluzione di continuita’, di libri consultati affannosamente, di concerti visti in giro per il mondo…tutto lì a disposizione in originale, tutto in  bella vista e a pochi centimetri da nostri occhi, tutto pronto a scatenare sensazioni indescrivibili in ognuno di noi, tutto in grado di riavvolgere il nastro di una storia che solo apparentemente riguarda il passato perchè in realta’ riguarda un presente destinato a non finire mai.

DAVID BOWIE IS non è solo una mostra o almeno non lo è (non puo’ esserlo) per molti di noi, per questo –  inevitabilmente – ci si ritorna….
Sul treno per Roma durante il viaggio di ritorno mi ronzavano continuamente i testa certi versi di Black Country Rock….

Some say the view is crazy
But you may adopt another point of view
So if it’s much too hazy
You can leave my friend and me with fond adieu…

Quella “vista pazzesca” annunciata nel lontano 1971 è ancora attuale e nonostante tutto, in qualche maniera, David Bowie è ancora qui con noi… DAVID BOWIE IS lo testimonia senza ombra di dubbio.

Guido

NextDayCover

 

 

L’ unica foto “rubata” della visita: la prima copertina di THE NEXT DAY … sarebbe stata bella!!!

 

 

WHAM BAM THANK YOU MAM…BO (W. Bianco)

monicapaola
Monica (a sinistra) con l’ amica Paola

Non posso che intitolare così, con un post scritto da Walter Bianco, questo resoconto sulla mia visita al MamBo di Bologna. E non posso evitare, mentre scrivo, di sentirmi scissa, di pensare a me come ‘prima dell’11 gennaio’ e ‘dopo’. A posteriori, il 10 gennaio, il che mi fa sentire ulteriormente scissa: quando è avvenuto e quando ho saputo. Inoltre, non seguivo più né carriera né fatti personali di David Bowie: nulla sapevo di Lazarus, delle ultime foto, dell’analisi minuziosa che è stata fatta del suo aspetto fisico ‘dopo’ (ma comunque già visto prima). Scrivo questo proprio per fare capire come fossi totalmente all’oscuro di supposizioni, immagini, progetti. Dopo l’11 gennaio sono stata sommersa da una quantità di foto, aspetti, previsioni, scelte estetiche, in una necessaria esigenza di rimettermi al passo e, con questo bagaglio emotivo un po’ pesante, sono andata a Bologna, il 19 e 20 luglio.

Pensavo seriamente che avrei avuto problemi a vederla, questa mostra: da gennaio sentivo una sorta di peso plumbeo sul cuore, una tristezza che non passava e che, come ho detto all’amica Paola con cui ho visto l’evento, ‘non volevo passasse’. Temevo il blocco. Avevamo 2 biglietti ciascuna, per poter andare alla mostra 2 giorni di seguito.

Il primo giorno siamo state dentro circa 4 ore, e alcune cose ricordo bene: il freddo pazzesco e benefico delle sale, le cose che ci indicavamo e che commentavamo – tanto che siamo state gentilmente riprese da un’impiegata, al pari di due liceali – e sentirmi come dentro un bozzolo, un cuore, interamente foderato di David Bowie, i suoi pensieri, intenzioni, iterazioni, le ispirazioni, letture, e le condivisioni: questo, forse, più di ogni altra cosa mi ha alleggerito il peso che mi opprimeva da mesi. Vedere talmente tanta arte in una persona, e sentirsi felici di averla vista e percepita, per di più in uno spazio-tempo confinante al suo.

tmwstwdressCosì, dopo immagini di lui giovanissimo e ‘seriamente’ intenzionato a fondare un’associazione contro il maltrattamento degli uomini coi capelli lunghi, e i costumi, quei costumi incredibili, magnifici, che ridisegnano l’idea di ‘look’ oltre la sua persona (un esempio fra i tanti: quello utilizzato nella trasmissione Saturday Night Live nel ’79, in cui viene spostato fisicamente perché non si può muovere), e i video, le interviste, i libri che l’hanno ispirato, i film: mi sono accorta, poco a poco, che il peso si allentava. Che sorridevo, spesso. Che sorridevo proprio tanto. Che a stare ‘dentro’ lui non riuscivo proprio a essere triste. In qualche modo, tutto ciò è servito di preparazione all’ultima sala: un’immersione totale nella sua voce e nel suo apparire, in momenti diversi della sua carriera, in un’alternanza tra le immagini proiettate e la presenza fisica reale di altri costumi, abilmente sottolineati dai giochi di luce.

Un solo rimpianto: non avere letto, nemmeno nel corso della seconda visita il giorno dopo, le didascalie in inglese. Per caso infatti, ho notato un errore che, con tutta la buona volontà verso l’umanità che fa e perciò sbaglia, è inspiegabile: nella didascalia in lingua inglese che riporta la trama di ‘Furyo’ la narrazione è corretta, mentre in italiano la traduzione viene ribaltata (‘the major fascinates, attracts and is eventually executed’ diventa ‘il maggiore Jack Celliers che viene sedotto, attratto e successivamente portato alla morte dal direttore del campo di prigionia’) lasciando la sgradevole impressione che, in una mostra su David Bowie, si diano spiegazioni su un film da lui interpretato senza averlo mai visto, dal momento che viene presentata in traduzione l’esatto opposto di ciò che accade.

Monica

 

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