David Bowie intervista David Bowie, Max n.11, novembre 1999

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Super esclusivo per Max. David Bowie intervista David Bowie. Siamo diventati matti? Macché, Il Duca Bianco, che oggi ha 53 anni, incontra se stesso di 30 anni fa, e vuota il sacco. Su tutto

David Bowie 1 (53 anni): Hai l’aria stanca, cos’hai combinato?
David Bowie 2 (23 anni): Grazie, nemmeno tu hai la faccia tanto riposata. Ho appena registrato una canzone che si chiama Space Oddity. E’ una specie di sequel di 2001, un film stupendo che ho appena visto con la mia ragazza, Hermione, e l’altra metà del mio duo, un tipo dello Yorkshire che si chiama Hutch. Questo Kubrick è fantastico. Così moderno, davvero oggettivo e con una freddezza di prospettiva sorprendente. Fantastico.
DB 1: Mi sa che ti toccherà imparare qualche altro aggettivo. E mi spiace comunicarti che Kubrick è appena passato a miglior vita, all’improvviso. Oh, vatti a vedere Arancia meccanica quando viene fuori. Ti cambierà la vita. 
DB 2: Sì, va bene, ma ne dubito, Andrew Loog Oldham, il manager degli Stones, ha già spulciato vari passaggi dal libro per le note d’accompagnamento di un loro album. Penso che dovessero farlo loro, il film.
DB 1: Sì, ma non hai ancora visto le ciglia finte.
DB 2: Eh?

DB 1: Lascia stare, Jagger l’hai già incontrato? Non riesco a ricordarmi.
DB 2: No. Una volta ci siamo trovati nella stessa stanza. Invece ho conosciuto Brian Jones. Ci siamo presi una sbronza una sera insieme a Ramblin’ Jack Elliot. Jones usa dei gran paroloni e non sono poi così sicuro che sappia che cosa vogliono dire.
DB 1: Nella musica rock è endemico. 
DB 2: Come? A ogni modo, perché dovrei aver voglia d’incontrare Jagger?
DB 1: Oh, son sicuro che avreste tante cose in comune… 

DB 2: Ma tu Hutch te lo ricordi?
DB1: Come no, però il disco con te non l’ha mica fatto, vero? 
DB 2: No, ha solo inciso il demo. Se l’è fatta sotto all’ultimo momento e se n’è tornato nello Yorkshire perché non credeva che sarebbe riuscito a sfondare nello showbiz e aveva bisogno di un lavoro serio perché è sposato, ha un bambino…. Mi sarebbe piaciuto lo producesse Tony Visconti, ma la canzone non gli piace per niente, pensa che sia una di queste “robe alla moda”. Tu che ne pensi?
DB 1: Showbiz? E’ un pezzo che non lo sentivo. Be’, sì, è un tipo di canzone di moda, anche se Visconti ha sempre sostenuto che non voleva produrla perché la riteneva un colpaccio da 4 soldi per sfruttare il lancio sulla Luna. Anche se a ben vedere è un po’ una macchinazione, tu la stai registrando adesso che è febbraio o marzo, e il lancio non sarà reso pubblico fino ad agosto. Gli americani l’han tenuto nascosto ai russi fino all’ultimo, per non farsi sorpassare sul più bello, per così dire.
DB 2: Come fai a essere sicuro di quando l’hanno annunciato?
DB 1: Hanno appena mandato in Tv la serie Dalla Terra alla Luna, e hanno usato tutto materiale d’archivi
DB 2: Allora ci sono proprio arrivati? E lì che c’è?
DB 1: Complotti, in teoria. 
DB2: Oh!
DB 1: Sai che i libri dicono che Hermione t’ha già lasciato?
DB 2: Cioè? Tutte fregnacce. Sta lavorando a un film.
DB 1: Lo so, dopo torna per un po’ e poi riparte per un altro film, che si chiama Song of Norway. Ed è li che cominceranno i guai. Ricomparirà verso fine primavera e ti dirà che si è innamorata di un danzatore che ha conosciuto mentre giravano il film in Norvegia. 
DB 2: Santo Dio, mi spezzi il cuore. Come fai a esserne così sicuro?
DB 1: Ho tenuto praticamente tutte le lettere che abbiamo ricevuto negli anni ’70. Ma tu su di lei scriverai almeno due canzoni, An occasional dream e Letter to Hermione. D’altro canto, non è che anche tu te ne sia rimasto quieto a casina, nevvero? L’hai dato a destra e a manca. Sei uno che salta la cavallina, o mi sbaglio? 
DB 2: Scrivi ‘sta roba e sporgo querela… E adesso, siamo felici?
DB 1: Più felici di quanto siamo mai stati. E in realtà, più di quanto ci meritiamo.
DB 2: Che vuoi dire?
DB 1: Ti ci è voluto tanto ma tanto di quel tempo per imparare a condividere la vita con un’altra persona. La vita l’abbiamo messa in chiaro appena adesso. 
DB 2: Ci siamo sposati?
DB 1: Ah-ah. Sì. Due volte. La prima perché pensavamo fosse una cosa da niente, la seconda perché pensavamo fosse una cosa da tutto… E che musica ascolti adesso?
DB 2: Allora, la Incredible String Band, i Velvet Underground, i Village Fugs, poi i Godz, Buzzy Linchart, Biff Rose… vuoi che vada avanti?
DB 1: Sì, grazie, è interessante.Alcuni di questi tizi me li ero scordati.
DB 2 Leo Kottke è una cosa incredibile. Suona la 12 corde in un modo che va al di là di quello che mi potevo anche solo lontanamente immaginare, un vero arrapamento. A orecchio sembra che anche Buzzy ne suoni una, ma non te lo so dire di sicuro perché del suo disco mi manca la copertina.
DB 1: Vedo che nella tua lista figurano pochi inglesi, non ti piace nessuno di loro?
DB 2: Be’, di dischi ce ne ho più di 200, così ti sto snocciolando i nomi della gente che sto ascoltando in questo periodo. Ho tralasciato tutto il R&B, per esempio, però lo suono in continuazione. Di inglesi mi piacciono abbastanza i Tyrannosaurus Rex, Roy Harper e i Gong. Ma da quando Syd ha mollato i Floyd da queste parti non ci sta nessuno che mi prenda veramente. Anni fa ero amico di Marc Bolan, ma ci siamo un po’ persi di vista. Ogni tanto ci incrociamo a casa di Tony Visconti. Va sempre lì a farsi un bagno nella vasca, credo sia perché in casa sua non ce l’ha. Tony lo produce. Sta mettendo in piedi questa storia alla re degli elfi che sinceramente penso non andrà molto lontano. E’ un po’ tutta una manfrina. Preferisco le commistioni mediatiche. Non credo che finirò per restare nel rock, vedo piuttosto qualcosa di teatrale legato alla musica. Probabilmente il rock stesso non avrà vita molto lunga. E in ogni caso, quando mi sono fatto di tintura mi son piaciuti Stockhausen e Harry Parch. E’ roba veramente fuori ma bella gagliarda.
DB 1: Ah-ha! Scusa. M’ero scordato della tintura. E’ una tintura di cannabis, vero? Te ne pigli un cucchiaino da tè e ti fa volare grosso modo per una giornata. Te la procura un bricconcello d’un medico di Notting Hill Gate, no? Se fossi in te la pianterei con questa roba.
DB 2: Ma dai, è una figata! Di farmi roba più pesante della tintura non mi passa neanche per l’anticamera del cervello. Quando ero un mod m’impasticcavo un tantino, ma ora ho smesso del tutto. Non mi vedrai mai nemmeno a provare l’eroina o a tirare di coca, nulla del genere. Ho troppa considerazione di me stesso.
DB 1: Senti, lasciamo stare l’argomento per adesso. Mi rattrista troppo. Philip Glass l’anno prossimo verrà in Inghilterra, va’ a vederlo, potrebbe piacerti. Tra il pubblico ci sarà uno studentello che ti ci vorrà ancora del tempo per incontrare, ma quando accadrà ne succederanno di cose, di nome fa Brian Eno. A proposito, ora come ora di dischi in vinile ce n’hai 4.000.
DB 2: Fischia! Hai detto Glass? Ok, terrò gli occhi aperti.
DB 1: Tra un po’ te ne andrai in America. Che cosa ti aspetti di trovarci? 
DB 2: E va bene, lo sai che è la mia casa di fantasia, no? E’ tutta la vita che sogno di andarci. Quando avevo 9 o 10 anni me ne stavo acquattato sotto le coperte ad ascoltarmi tutto quello che mandava l’ AFN l’ American Forces Network. Suonavano sempre i pezzi Top Ten, e poi davano delle commediole ambientate a “Springtown, USA” così nella la mia testa mi proiettavo dentro alla commedia e lì vivevo, bevevo le loro bibite gassate, guidavo una Cadillac, suonavo nella band di Little Richard e tutto quanto. Comunque m’aspetto che sia ben diverso dalla mia immaginazione. Mi fa molta impressione tutta la violenza che c’è adesso. Stanno facendo un gran casino per mettere sotto controllo le armi da fuoco da quando le Black Panthers hanno cominciato a portarle apertamente in pubblico. La qual cosa è perfino ironica, perché pare che in California sia permesso andare in giro con una pistola se la metti bene in evidenza. E nessuno ha mai ripensato a quella legge finché un nero non se n’è approfittato, e adesso strillano che la vogliono cambiare. Non è tipico? Tra l’altro non sembra che le Black Panthers le abbiano usate poi tanto le loro pistole, e se l’hanno fatto è stato per autodifesa. E in ogni caso, mio caro: Power to the people! E manco ti serve un accidente leggerti quello che ne scrive la stampa ufficiale, perché scrivono dalla parte dei porci. La fonte migliore è l’International Times. Un’altra cosa è stato il massacro di Manson, ha fatto dare di matto tutta la Hollywood perbene. Sicché mi fanno un po’ paura la violenza e annessi, ma ci vado lo stesso e se posso voglio vedermi i Velvet Underground. Devo parlare con Lou Reed, che è il cantante, perché mi garba un sacco come scrive della vita da strada, nel rock non c’è nessun altro che lo faccia, sai? E penso anche che potrei fare io qualcosa di simile, però più inglese. Ma dimmi, adesso delle pistole se ne sono sbarazzati?
DB 1: Per favore non tocchiamo questo tasto, mi deprime troppo. E poi non t’abbacchiare, ma Lou se n’è già andato dai Velvet. Così adesso sta per succederti qualcosa di molto buffo. A te non sembrerà buffo per niente, solo umiliante, ma poi guardandoti indietro ti parrà una gran bella storia. Allora, appena arrivi a New York ti dicono che c’è uno spettacolo dei Velvet all’Electric Circus, e tu ti ci fiondi. Fanno tutti i pezzi che già conosci, più qualcuno dal loro nuovo album Loaded. Visto che in tutto il club ci stanno soltanto un centinaio di persone, tu ti piazzi proprio davanti, sotto il palco, e gli canti dietro cercando di mostrare a Lou che sai a memoria tutti i testi. Finito lo spettacolo, vai a bussare alla porta del camerino (non sono ancora abbastanza famosi da avere un servizio di sicurezza), e ti risponde John Cale. Tu domandi se puoi parlare con Lou Reed, Cale ti sorride e dice “Ma certo”. Lou sguscia fuori dal camerino, e vi andate a sedere tutt’e due su di una panca appoggiata a un muro del locale. Gli racconti che probabilmente sei tu l’unica persona in tutta Londra a essere un loro fan sfegatato, e che hai ottenuto una copia del loro primo album ancor prima che uscisse perfino in America. Gli chiedi anche il significato di alcuni testi, e di come sono riusciti a produrre certi suoni distorti nei loro dischi. Lou, perché tale tu credi che sia, ti risponde con fare meditato e fascinoso. La chiacchiera dura un quarto d’ora, dopo di che Lou ti dice che se ne deve andare. Tu svolazzi leggero nella notte, da bravo fan che ha visto avverarsi un sogno. Il giorno dopo, uno dei tuoi nuovi amici newyorkesi ti rivela che Lou non sta più con il gruppo da un bel pezzo e che il nuovo cantante, Doug Yule, fisicamente gli assomiglia. Il che ti strazia. 
DB2: Bella porcheria. Allora non ci vado proprio.
DB 1: Vedrai che ci vai. Anche perché sai, la nostra conversazione non è che stia accadendo realmente. Io mi limito a batterla a macchina.
DB 2: Sento che mi stai ficcando in testa la parola “Hours…”. E questo che cos’è?
DB 1: E’ il nostro nuovo album, o Cd come si dice di questi tempi. Vagamente ricorda Songs for a generation, mi pare. In parte è roba tua, ma è soprattutto un tratteggiare come si sentono i tipi della mia età quando si guardano indietro anche ri-spetto a dove si trovano adesso.
DB 2: Io dove mi trovo lo so. Sto cercando di decidere se voglio fare la rockstar o scrivere musica! Mi stanno tirando da tutte le parti. Il mio manager, Ken, vuole che imbocchi la strada dell’intrattenitore a 360°, e quando non riesce a propormi degli spettacoli rock cerca di spingermi a fare cabaret, perché sostiene che è un modo di fare del bel grano. Non saprei. Magari ha anche ragione. Ma non mi pare proprio che capisca quel che voglio fare davvero.
DB 1: Che sarebbe? 
DB 2: Non lo so. Tutto. Ma tu ci pensi a me con affetto… o… insomma… almeno un po’?
DB 1: Mica troppo, temo. Ma quando lo faccio mi viene paura per te. Ti infognerai in tante di quelle storie inutili. Ma sopravviverai. Quest’anno da Ken ti staccherai, d’altronde è già dall’anno scorso che di fatto hai smesso di lavorarci. Ma non ti scordare che anche se nutrivate idee completamente differenti su quello che tu avresti dovuto fare, lui t’è sempre rimasto vicino. T’ha prestato dei soldi ogni volta che ne hai avuto bisogno, e ha accolto con molto entusiasmo tutte le tue folli idee. Dammi retta, un consiglio. Non t’ossessionare tanto con il lavoro da trascurare di farti una vita privata di qualità. Come tipo di personalità tendi alla dipendenza compulsiva, e il lavoro ti inghiottirà.
DB 2: Ho capito bene che questa cosa la stai battendo a macchina? Allora non cambierà proprio niente?
DB 1: Eh sì, per forza. Me n’ero scordato anch’io. Per un attimo o due m’era sembrato proprio reale. Ci sono tante cose di cui mi piacerebbe parlare con te, il mimo (ridacchia), il Legendary Stardust Cowboy, il Le Kilt Club, il Sombrero, il modo in cui il teatro del Bread and Puppet ti è arrivato fin sottopelle… senti, è vero che hai conosciuto Jim Morrison, a Londra? Al Roundhouse. E la tua vita sentimentale, e così via.
DB 2: Perché non mi racconti tutto quello che mi succederà, così ci posso scrivere su un disco?
DB 1: Calma: questa è un’idea mia. Tu hai da scrivere i tuoi, di album. Segnati queste parole.

Se avete informazioni e materiale da inviarci, scrivete a velvetgoldmine@velvetgoldmine.it

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