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Bowie. La biografia a fumetti di Allred e Horton

Il 10 gennaio scorso è stata pubblicata la biografia a fumetti di David Bowie dal titolo “Bowie. Stardust, rayguns and moonage daydream” di Michael Allred, affermato disegnatore statunitense, coadiuvato dall’amico sceneggiatore Steve Horton. Un libro capace di entusiasmare tutti i fan di Bowie, anche chi non è esperto di fumetti, per le spettacolari illustrazioni e la coinvolgente storia di Mr. Jones alias Ziggy Stardust. Ecco la recensione di Filippo Conte.

Da quando è stata annunciata dallo stesso Mike Allred, “Bowie. Stardust, rayguns and moonage daydream” ha goduto dell’attesa incontenibile dedicata ai blockbuster: ogni indiscrezione, ogni indizio e ogni pagina presentata in anteprima, non hanno fatto altro che aumentare l’hype del pubblico, sia dei comics sia dell’immortale artista. Sono numerose le biografie a fumetti di musicisti celebri, ma nessuna è figlia di un’unione tanto inevitabile: poteva e doveva essere solo Allred a raccontare Bowie.

Possiamo affermare che le aspettative non sono state deluse, anzi non è azzardato definire il libro già un classico assoluto per lo spessore narrativo che si lega all’incredibile resa grafica. E’ un nuovo apice per l’artista statunitense, che riesce a coronare la sua più grande aspirazione professionale.

Già, perché questo libro si potrebbe dire che sia stato concepito nel 1974, quando in un paese dell’Oregon il giovanissimo Michael sogna di poter creare una storia a fumetti sul suo rocker preferito, e addirittura, sempre da quanto rivela lo stesso autore nell’appassionata postfazione, la sua carriera artistica probabilmente ha origine dalla rivelazione bowiana. Non si stenta a crederlo, considerato che la rincorsa verso il suo artista-mito durerà anni e produrrà opere notevolissime. Madman, ad esempio, è una lunga run divisa in vari cicli di miniserie e racconta le avventure di Frank Einstein, una sorta di Aladdin Sane (sia nelle fattezze sia nel concetto espresso dal gioco di parole originale) che si ritrova catapultato in avventure ai limiti del surreale, con molte derivazioni della sci-fi classica anni ’50 – ’60. Romantico, onirico e deliziosamente pop, con innumerevoli rimandi all’icona-Bowie, Madman ha un successo enorme, probabilmente il più eclatante per un comics della scena indipendente; come d’altronde l’altra sua opera originale, quel Red Rocket 7, che ripercorre l’epopea di un alieno che cadde sulla terra e si innamora del rock and roll. E ovviamente incontra David Bowie, rileggendo Ziggy Stardust da una prospettiva ribaltata.

Dunque il giorno arriva: sollecitato e supportato dall’amico sceneggiatore Steve Horton, Mike Allred dà vita a questa graphic novel, compiendo finalmente il proprio destino.

Allred sa che l’incipit dovrà essere glorioso e intensamente riflessivo: è così che sceglie l’ultimo concerto di Ziggy Stardust. Da questo momento-evento, un attimo prima di proclamare la fine del suo personaggio, la narrazione procede a ritroso attraverso gli occhi “non corrispondenti” di Bowie che, in un solo battito, quasi a rivedere la propria vita prima di morire, torna a essere David Jones, il giovane che sognava di fare della sua esistenza un’opera d’arte dirompente. L’intreccio si sviluppa così in un unico flashback, passando davanti agli occhi negli ultimi istanti di vita che Bowie concede al suo alter ego, una consapevolezza della necessità di morte per arrivare a una nuova vita (o più correttamente, a nuove vite).

Sono pagine immediatamente travolgenti, nelle quali la rigorosa ricostruzione storica convive con lo stupore immaginifico della rappresentazione visiva, ma in un equilibrio dinamico che solo il mezzo-fumetto riesce a conquistare. Non si riconoscono i confini tra la riproduzione del fatto realmente accaduto e le concessioni della fiction, che ha la funzione di legare gli eventi in un unicum sognante, fatto di suoni e visioni, che escono letteralmente fuori dalla pagina. Sound and Vision.

Ogni passaggio cruciale nella vita e nelle scelte di David è riportato con dovizia di particolari, come se fosse un unire i puntini per giungere solo alla fine al disegno originale: troviamo quindi lo squillo casuale del telefono in Life on Mars?, la nascita e l’evoluzione del rapporto professionale e di amicizia con Mick “Ronno” Ronson, più di un “prettiest sideman”, e di quelli che sembrano essere semplici cameo gustosi di altre star, come Elton John, Alice Cooper e ovviamente Lou Reed, la “Queen Bitch”, ma che in realtà rientrano nell’alchimia di un mito.

Discorso a parte in questo senso è il rapporto con Marc Bolan, raccontato in un apparente secondo piano, solo suggerito in alcuni passaggi, ma decisivo e ideale nel rappresentare quella duplice dinamica di due amici che si trovano in una rivalità professionale, più per eventi esterni che per scelte personali. Gli sguardi e le parole che si scambiano i due sono minimi, ma si intuisce il mondo che vi è dietro.

Allred è abile a lavorare quindi sia nelle pieghe meno evidenti, che nelle esuberanze, come nelle strepitose costruzioni della tavola, con soluzioni ardite e spettacolari, ma mai superflue, mantenendo uno storytelling esemplare, che rende la narrazione fluida e incredibilmente equilibrata. Anche nei passaggi più onirici, quello della creazione di Ziggy Stardust, rappresentato genialmente con un parallelo messianico-artistico, oppure nella fedele riproduzione di ogni vestito di scena di Bowie, una passerella di stili e colori.

Un caleidoscopio tanto ipnotico, quanto percorso da una struttura solida, cadenzata anche dalle riproduzioni delle riviste del tempo, in un moltiplicarsi continuo di fama ed eccessi, un manifesto della  sfrontatezza glam del protagonista.

Un’opera quindi che va oltre il tributo, va oltre la ricostruzione didascalica di eventi e protagonisti, e sa donare, nella forma del fumetto, la più congeniale come afferma anche Neil Gaiman nell’introduzione, un’esperienza rara e completa.

Almeno fino a quando Allred e Horton non decideranno di raccontare anche cos’è successo dopo la fine di Ziggy Stardust, come si potrebbe già ammirare nelle incantevoli ultime tavole, dei collage a tutta pagina fitti di ogni evento e incarnazione della vita e dell’arte di Mr. David Jones di Bromley, colui che sarà sempre “l’uomo delle stelle”.

Questo è David Bowie.

Filippo Conte

“Bowie.Stardust, Rayguns, & Moonage Daydreams” è stato pubblicato negli Stati Uniti il 10 gennaio 2020 dalla casa editrice Insight Editions. La traduzione italiana esce quasi in contemporanea con l’edizione inglese per la Panini Comics, in un esclusivo case in pvc che la destinerà a diventare un imperdibile volume da collezione, e si differenzia dalla versione inglese per le pagine leggermente più strette. Completano la graphic novel di Allred e Horton la prefazione di Neil Gaiman e la postfazione dello stesso Mike Allred.

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